Via Otranto, 73 - Uggiano La Chiesa (LE) - Italy
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Otranto (Otràntu in dialetto salentino, Derentò in greco salentino, Ὑδροῦς in greco classico, Hydruntum in latino è un comune italiano di 5.622 abitanti della provincia di Lecce in Puglia.
Situato sulla costa adriatica della penisola salentina, è il comune più orientale d'Italia: il capo omonimo, chiamato anche Punta Palascìa, a sud del centro abitato, è il punto geografico più a est della penisola italiana.
Dapprima centro Greco-messapico e Romano, poi Bizantino e più tardi Aragonese, si sviluppa attorno all'imponente castello e alla cattedrale Normanna. Sede arcivescovile e rilevante centro turistico, ha dato il suo nome al Canale d'Otranto, che separa l'Italia dall'Albania, e alla Terra d'Otranto, antica circoscrizione del Regno di Napoli. Nel 2010 il borgo antico è stato riconosciuto come Patrimonio Culturale dell'UNESCO quale Sito Messaggero di Pace. Fa parte del club I borghi più belli d'Italia.
Musei da visitare
Museo Civico Paleontologico Otranto: Via Vittorio Emanuele, 113 - Otranto (LE)
Il museo Civico di Paleontologia fondato nel 1960 dal Gruppo Speleologico Salentino, sita in via Vittorio Emanuele,113 - Otranto, raccoglie collezioni di reperti preistorici e protostoricidell'epoca cretacica fino alle soglie dell’età del ferro.
Castelli - Palazzi - Chiese e Luoghi di Culto
Il castello di Otranto, che diede il nome al primo romanzo gotico della storia, è in stretta relazione con la cinta muraria con cui forma un unico apparato difensivo. Fatto costruire da Alfonso d'Aragona tra il 1485 e il 1498, il castello fu ideato da Ciro Ciri con la consulenza di Francesco di Giorgio Martini. Al tempo in Piazza Castello, luogo dove si trova l'edificio, si ergevano delle fortificazioni risalenti al periodo della dominazione sveva con l'aggiunta dei ritocchi operati dai turchi intorno al 1480. Sotto la giurisdizione aragonese, il castello venne circondato da un alto fossato e Ciri vi fece aggiungere tre torrioni cilindrici angolari. Sebbene la pianta del castello sia pentagonale, essa risulta piuttosto irregolare soprattutto a causa dei successivi rifacimenti risalenti al XVI secolo. Nel 1578 infatti, sul lato dell'edificio che si affaccia sul mare, venne aggiunto un bastione a lancia con dei baluardi esterni per avvistare l'arrivo di navi e flotte nemiche. Sul bastione sono incisi gli scudi gentilizi di Antonio de Mendoza e di Don Pedro di Toledo, allora signori della città, mentre sul portone d'ingresso è scolpito lo stemma di Carlo V.
Intitolata a Santa Maria Annunziata, la cattedrale fu edificata sotto la dominazione normanna e ultimata nel XII secolo. Sorge sui resti di un villaggio messapico, di una domus romana e di un tempio paleocristiano, ed è stata consacrata il 1º agosto 1088 durante il papato di Urbano II. Fortemente rimaneggiata in seguito alle devastazioni turche del 1480, conserva all'interno un capolavoro dell'arte musiva medievale. Realizzato tra il 1163 e il 1165 e firmato dal monaco Pantaleone, il mosaico, che si estende lungo le tre navate, il transetto e l'abside, presenta un maestoso Albero della Vita con temi tratti dall'Antico Testamento, dai vangeli apocrifi, dai cicli cavallereschi e dal bestiario medievale. Nella cattedrale sono inoltre conservate le reliquie dei Santi martiri di Otranto.
È uno degli edifici medievali del Mezzogiorno più rappresentativi della tradizione costruttiva bizantina e rimane la più alta e viva espressione dell'arte bizantina in Puglia. L'edificio sacro rappresentò, probabilmente, la prima basilica della città, eletta metropoli nel 968 e alle dirette dipendenze della sede patriarcale di Costantinopoli. La sua datazione è stata per lungo tempo oggetto di dibattito tra gli studiosi, ma dall'analisi della struttura, degli affreschi e delle iscrizioni in lingua greca, sembra riconducibile al IX-X secolo.
La pianta quadrata, a croce greca, inscritta, rientra nei dettami dell'architettura religiosa bizantina. All'interno, tre piccole navate sono sormontate da una cupola centrale, sorretta da quattro colonne. L'altare dell'abside centrale è stato eretto nel 1841; a sinistra dell'entrata sono conservati alcuni elementi dell'altare barocco deposto nel 1948 che, sulla parete nord, era dedicato a San Pietro. Nelle tre absidi sul fondo si dispongono gli splendidi affreschi in stile bizantino databili al X-XI secolo. Le pitture più antiche sono la Lavanda dei Piedi, che raffigura il Cristo nimbato nell'atto di sollevare la gamba di san Pietro, e l'Ultima Cena. Al XIV secolo sono ascrivibili la Natività di Gesù, la Pentecoste e la Risurrezione, mentre all'ultima fase del XVI secolo la Presentazione al Tempio e altre figure di santi.
L'edificio fu riedificato nel 1614 in sostituzione di uno preesistente voluto da Alfonso d'Aragona, in ricordo del massacro che qui ebbe luogo. È adiacente al convento dei minimi, risalente al 1542.
Il 14 agosto 1480, tre giorni dopo l'occupazione della città, Gedik Ahmet Pascià, comandante della flotta turca, ordinò che venissero condotti sul colle gli abitanti di sesso maschile con un'età superiore ai quindici anni. Ai prigionieri Ahmet propose di rinnegare la fede cristiana e ottenere in cambio la vita. Ottocento uomini si opposero venendo decapitati, uno ad uno, su un grande masso. La tradizione narra che il primo ad essere giustiziato, Antonio Primaldo, rimase miracolosamente in piedi, senza testa, sino alla fine della macabra esecuzione.
Il 5 ottobre 1980, nel quinto centenario dei Martiri otrantini, la Chiesa fu visitata da Giovanni Paolo II durante la sua visita alla Chiesa di Otranto. Fu elevata a Santuario Diocesano nel 1992.
Alla chiesa si accede attraverso una scalinata. Salendo, sulla destra, è presente una piccola cappella dove si trovava il sasso sul quale furono decapitati gli ottocento otrantini, oggi collocato in Cattedrale; sulla sinistra vi è la colonna che ricorda la morte, per impalatura, del carnefice turco Berlabei, che fu ucciso per essersi convertito al Cristianesimo.
L'edificio, costruito agli inizi del XVII secolo, è influenzato da elementi architettonici tardorinascimentali e del barocco leccese, tipici della Controriforma. La semplice facciata possiede un portale e finestra posti in asse. Sul portale campeggia un cartiglio sorretto da due angeli con un'iscrizione latina. L'interno, ad aula unica, accoglie altari barocchi scolpiti in pietra leccese, fra i quali il maggiore e quelli dedicati a san Francesco di Paola e a sant'Antonio di Padova, ricchi di intagli. Tra i dipinti vi si conserva un grande quadro di Lavinio Zoppo della seconda metà del XVI secolo raffigurante la Strage di Otranto[1]. A destra, in un altare laterale, sono conservate l'Icona di Santa Maria dei Martiri, opera del pittore albanese Gurim Bazaiti (1922), e la lapide commemorativa del quarto centenario dell'evento[2]. Alcune lastre di marmo presenti nella chiesa riportano alcuni dei nomi dei martiri del 1480.
La torre si colloca in corrispondenza di Porta Terra, l'ingresso più antico alla vecchia città dei Martiri. La sua realizzazione si deve ad Alfonso d'Aragona, il grande liberatore della città dall'occupazione turca nel 1481. Il corridoio d'ingresso è difeso da quattro saettiere a strapiombo poste sulla volta. Alla base è possibile scorgere due epigrafi recanti il nome della torre e un motto che recita SIT VIRGO MATER FORTITUDO MEA (Sia la Vergine Madre la mia fortezza).
Il grande sistema di difesa delle mura otrantine è stato oggetto, nel corso dei secoli, di numerosi rimaneggiamenti. Un primo impianto doveva essere presente già in età messapica e romana. Il tracciato attuale ricalca in parte il circuito murario edificato sotto la dominazione bizantina, successivamente risistemato dapprima da Roberto il Guiscardo nel 1081 e in seguito da Federico II nel 1228. Le continue minacce provenienti dal mare e l'importanza rivestita da Otranto in quanto Porta d'Oriente della penisola, portò anche gli Angioini e, tempo dopo, i viceré spagnoli, a fare delle mura e del castello un efficiente modello di architettura militare. Ciò fu possibile attraverso l'intervento dei migliori ingegneri e architetti militari dell'epoca, tra i quali Ciro Ciri e Francesco di Giorgio Martini.
Edificata nel XVII secolo, fu ricostruita nel 1744 come ricorda l'epigrafe posta sulla facciata. Arroccata su uno sperone tufaceo che scende direttamente nel mare, è dedicata allo Spirito Santo. L'interno, a navata unica, presenta l'altare dedicato alla Vergine.
Particolarità della struttura sono le decorazioni che richiamano alla tradizione marittima: il pavimento a mosaico è decorato al centro con una stella di tradizione marinara, circondata da nodi Savoia o ad otto. Tutti gli arredi, anche l'illuminazione, richiamano ai temi del mare: dal cavalluccio marino al delfino, dall'ancora alla conchiglia, quest'ultima che riunisce una doppia simbologia: legata al mare da una parte, legata all'iconologia della perfezione dall'altra.
Di antiche origini è la devozione e l'attaccamento alla Madonna dell'Altomare da parte degli otrantini. La prima settimana di settembre, la popolazione rende omaggio alla Madonna con solenni festeggiamenti, conducendo la statua su una imbarcazione per la tradizionale processione in mare. Questa usanza deriva da un'antica leggenda legata alla triste vicenda dell'invasione turca nel 1480. Si narra che la statua venne trafugata dalle truppe ottomane e condotta lontano. Una giovane otrantina, ridotta in schiavitù presso il Califfo, lo supplico ripetutamente di liberare l'icona sacra, rinunciando a qualsiasi pretesa sulla propria liberazione. La statua venne allora posta su un'imbarcazione, senza equipaggio, e attraversò il Canale d'Otranto. Vedendola arrivare, i pescatori tentarono invano di raggiungerla, ma riuscirono a recuperarla solo quando, da sola, entrò in porto tra i festeggiamenti della città.
La piccola chiesa di Santa Maria del Passo risale al XVI secolo. Ubicata a metà strada fra la città e il Colle della Minerva, venne edificata per ricordare il passaggio nel 1480 degli ottocento otrantini che venivano condotti dai Turchi sul colle per essere giustiziati. Di semplice fattura, presenta un'unica aula rettangolare con volta a botte caratterizzata da un'abside recante l'immagine cinquecentesca della Vergine.
Nella parte più meridionale del territorio otrantino, al confine con i comuni di Santa Cesarea Terme, Minervino di Lecce e Uggiano la Chiesa, sorge la chiesa rurale della Madonna della Serra, così chiamata per essere posizionata sulla sommità di un'altura (Monti Ferrari) che appartiene alle cosiddette serre salentine. Edificata verso la fine del Seicento, la chiesa è caratterizzata da una volta a botte lunettata e dalla presenza di affreschi parietali fra cui risalta quello della Titolare. A pochi metri di distanza è possibile notare un'antica strada romana con basolato.
Siti archeologici
L'ipogeo di Torre Pinta, situato sotto l'omonima torre nella Valle delle Memorie, fu scoperto nel 1976. L'ipogeo, di cui non si ha una sicura datazione storica, potrebbe risalire al Neolitico e successivamente ampliato e sfruttato in varie epoche per svariate funzioni. Presenta una pianta a croce latina - dovuta probabilmente ai Basiliani che lo trasformarono in luogo di culto - costituita da un corridoio (dromos), con volta a botte forato da tante piccole cellette, terminante in un vano sferico. Le cellette, con molta probabilità, erano destinate ad accogliere le urne cinerarie dei defunti. In corrispondenza del vano sferico, dal quale si accede in tre ambienti absidati, si innalza una torre colombaia edificata nel XVII secolo in sostituzione della volta crollata. Nei pressi dell'ingresso si apre un piccolo ambiente circolare ospitante un camino.
Grotta dei Cervi è un'importante grotta naturale costiera, sita nella baia di Porto Badisco. Scoperta nel 1970, la cavità racchiude un inestimabile patrimonio archeologico: i suoi antichi abitatori hanno lasciato sulle pareti numerose testimonianze pittoriche, immagini di uomini, figure rituali, scene di caccia e animali. I graffiti sono realizzati con un impasto di ocra e guano di pipistrello, e l'importanza del sito ha suggerito la chiusura permanente della grotta.
I reperti archeologici e fossili rinvenuti costituiscono il nucleo principale del Museo Paleontologico l'Alca di Maglie.
Aree naturali
Il laghetto di Bauxite si trova a sud di Otranto (posizione geografica 40°07′54″N 18°30′02″E), nei pressi della Baia dell'Orte. Si tratta di una cava di estrazione della bauxite, minerale dal quale si ricava l'alluminio. La bauxite, estratta per circa un ventennio negli anni '60-'70, veniva imbarcata nel porto cittadino in direzione di Marghera dove veniva lavorata. La cava venne definitivamente abbandonata nel 1976 a causa del costoso processo estrattivo. La presenza di una falda freatica, incontrata durante la fase dello scavo, ha determinato la formazione di un piccolo laghetto. La zona circostante si è quindi arricchita di piante acquatiche e paludose come la cannuccia di palude.
La Punta Palascìa, comunemente Capo d'Otranto, è il punto più orientale d'Italia. La punta si trova nel territorio comunale di Otranto, città pugliese del Salento in provincia di Lecce, a 40° 7' di latitudine nord e 18° 31' di longitudine est. Il faro ivi collocato, recentemente ristrutturato, è uno dei cinque fari del Mar Mediterraneo tutelati dalla Commissione Europea. Costituisce spesso meta di turisti e curiosi, anche grazie alla tradizione che, annualmente, ogni notte di San Silvestro richiama una moltitudine di persone in attesa dell'alba del capodanno ai piedi del faro, trattandosi della prima alba del nuovo anno in Italia.
Secondo le convenzioni nautiche questo luogo è il punto di separazione tra il Mar Ionio ed il Mar Adriatico.
Il luogo è anche sede della stazione meteorologica di Otranto-Punta Palascia, ufficialmente riconosciuta dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale, attualmente di tipo automatico DCP.
Curiosità: Non appena ci si incammina nel percorso verso il faro, viene persa qualsiasi connessione telefonica con le compagnie telefoniche italiane. Tutta la rete telefonica nella zona del faro fa riferimento alla rete della Grecia.
Si ritiene che la sua costruzione risalga al periodo romano e che la torre avesse la funzione di faro e fu restaurata in età fredericiana in seguito ad uin potenziamento strategico voluto dallo stesso Federico II. Il nome è legato ad un'antica leggenda che racconta di un serpente che ogni notte saliva dalla scogliera per bere l'olio che teneva accesa la lanterna del faro. Un'altra leggenda narra che pochi anni prima della presa di Otranto nel 1480 i Saraceni si erano diretti verso la città salentina per saccheggiarla, ma anche in quell'occasione il serpente, avendo bevuto l'olio, aveva spento il faro. I pirati senza punti di riferimento passarono oltre e attaccarono la vicina Brindisi.
Rientra nella categoria delle torri a base circolare e forma tronco-conica: parzialmente diroccata, è visibile una sola parete e la scarpa., ovvero l'ampliamento del basamento per dare una maggior superficie di appoggio alle murature che si ergono in altezza.
Questa torre è costantemente presente nell'immaginario di questi luoghi, tanto da essere entrata nello stemma della città di Otranto dove è rappresentata con un serpente nero che l'avvolge.
Le spiaggie
Spiaggia Marina di Otranto (Via Lungomare Kennedy 5 - Otranto -LE-)
Spiaggia Alimini (Strada Provinciale 366)
Spiaggia Baia dei Turchi (Strada Provinciale 366), a pochi chilometri a nord di Otranto, è il luogo dove, secondo la tradizione, sbarcarono i guerrieri turchi nel corso dell'assedio alla città di Otranto del XV secolo. Sabbiosa ed incontaminata, la baia appartiene alla pregiata Oasi protetta dei Laghi Alimini, uno degli ecosistemi più importanti del Salento e della Puglia.
Spiaggia Baia dell'Orte (SS695)
Spiaggia la Punta (Via Antonio Sforza 4 - Otranto -LE-)
Spiaggia Torre del Serpe (Viale Martire Schito - Otranto -LE-)
Spiaggia Puglia - spiaggia libera (Via Lungomare Kennedy, 5 - Otranto -LE-)
Fonte: Wikipeda
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Le origini di Uggiano la Chiesa non sono certe. Gli insediamenti umani comparvero già nella preistoria, come confermato dalla presenza di monumenti megalitici, quali dolmen e menhir, sparsi nel territorio...
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